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BRAL - il costruttore meccanico

 

Nella sua lunga attivita’ Bral produsse giocattoli che riguardarono il cinema, i treni, l’elettricita’, la lavorazione del legno, le telecomunicazioni e ovviamente le costruzioni meccaniche, con pezzi compatibili con il brand inglese.

 

Bral inizio’ la produzione nel corso degli anni 20 ma sono scarse le informazioni relative a quel periodo.

 

Le scatole prodotte fino ai primi anni 50 erano numerate dalla 000 alla 4 e le successive dalla 1 alla 9.

 

Il contenuto subi’ nel tempo alcune trasformazioni e a partire dagli anni quaranta furono prodotte almeno cinque serie di scatole, oltre a quelle prodotte negli anni venti e trenta (almeno due serie, la prima risalente agli anni venti ed ai primi anni trenta e la seconda risalente alla fine degli anni trenta ed i primi anni quaranta) ed una “extra”, prodotta negli anni settanta e coeva della terza serie.

 

Ogni serie differiva dalla precedente non solo per alcuni dettagli formali ma anche e soprattutto nel contenuto, che nel tempo si ridusse sino a  diventare il ricordo evanescente di quello che era il contenuto delle prime scatole.

 

 

Anteguerra - anni venti e primi anni trenta Quando Bral (allora si chiamava BRM) inizio’ a produrre pezzi compatibili Meccano, prese a modello non solo i pezzi, ma anche i codici e la numerazione delle scatole inglesi.

 

Realizzo’ quindi una serie composta da 7 scatole, dalla 000 alla 4. La copertina delle scatole era in linea con i modelli grafici del tempo mentre la copertina del libretto appariva un po’ piu’ classica.

 

Copiando il concorrente inglese, Bral produsse anche le scatole integrative (la 00A, la 0A e cosi’ via) con le quali alzare di livello la relativa scatola base.

 

 

 

Anteguerra – fine anni trenta e primi anni quaranta

 

La serie era sempre composta da sette scatole, dalla 000 alla 4 e dai relativi addendum.

 

I pezzi mantennero la codifica, la nomenclatura e la tipologia di quelli della serie precedente.

 

Cambio’ l’immagine dei libretti e sparirono alcuni pezzi non piu’ attuali.

 

I libretti persero qualche modello superato dai tempi e si arricchirono di qualche nuovo modello ma i modelli, soprattutto quelli della scatole basse, si mantennero comunque semplici e spartani. Le scatole in legno (la 2, la 3 e la 4) riportavano il logo che, con poche modifiche, le contraddistinse per i successivi quarant’anni.

 

 

 

 

 

 

 

La prima serie o comunque la prima serie che segno’ una piccola rivoluzione sia nel layout delle scatole, che nei modelli che nei pezzi contenuti, si colloca negli anni intorno alla fine della seconda guerra mondiale. Anche in questo caso la serie era composta da sette scatole (dalla 000 alla 4) e dai relativi addendum.

Sparirono alcuni pezzi e la loro codifica divenne quella poi utilizzata nei successivi trent’anni. Le scatole erano un po’ meno ricche delle pari numero della serie precedente. Dalla 000 alla 1 erano di cartone ed avevano il coperchio simile quello del libretto della serie precedente e cioe’ la sagoma di una grande gru avente, sullo sfondo l’immagine di un edificio industriale e, in un cerchio in alto a destra, l’immagine di un ragazzo in giacca e cravatta. Il libretto invece portava, in copertina, l’immagine del ragazzo con in mano un’autogru’, immagine che venne poi confermata, con minime modifiche, anche nei libretti della serie successiva.

 

 

 

 

 

 

La seconda serie, uscita nel 1952, ebbe un importante successo.

 

Comparvero le lastrine flessibili e le scatole erano le piu’ ricche di sempre.

 

Era un gioco costoso ma veniva probabilmente a ragione considerato un gioco istruttivo e formativo, per cui divenne il principale gioco da tavolo di molti ragazzi. Era composta da 9 scatole, numerate dalla 1 alla 9 e ogni scatola poteva essere ampliata e trasformata nella successiva  tramite l’acquisto di un addendum.

 

 

Le scatole dalla 1 alla 5 erano di cartone e quelle dalla 6 alla 9 erano di legno. I vassoi erano in cartone nelle scatole dalla 1 alla 6 ed in legno nelle successive. La scatola 5 si trovava anche nella confezione di legno, ma aveva i vassoi (tre) in cartone, vassoi  che poi, nei secondi anni 60, divennero di fragile plastica termoformata.

 

 

 

 

 

 

Con la terza serie, uscita alla fine degli anni sessanta, Bral cambio’ la copertina del libretto e l’immagine sulla scatola, diminui’ nel tempo il contenuto delle scatole ed elimino’ la possibilita’ di acquistare gli addendum.

 

Nonostante la diminuzione dei pezzi, le scatole restarono comunque interessanti, consentendo ai ragazzi di sbizzarrirsi e affinare il loro ingegno.

 

Continuarono ad essere in cartone  per i numeri fino al 5 ed in legno con vassoi in polistirolo per i successivi.  Le scatole fino alla 5 erano  composte da un solo vassoio in plastica termoformata, di scarso spessore e strutturalmente poco adeguato alla custodia dei pezzi.

 

 

 

 

 

 

Sempre negli anni settanta/ottanta Bral produsse anche una serie “extra”,  messa in vendita anche da altri brand del giocattolo, con un numero di pezzi inferiore rispetto alle sue di pari numero.

 

In controtendenza rispetto alle scatole Bral classiche, le scatole “extra” erano di migliore qualita’, con plastica termoformata di maggior spessore oppure con vassoi di polistirolo espanso. Alcune, come la 5 di “gioca gioca” erano inoltre dotate di un libretto piu’ ricco.

 

Al momento si ha notizia di scatole numero 3, 4, 5 e 6. Non si e’ in grado di confermare l’esistenza di altre scatole.

 

 

 

 

La quarta serie usci agli inizi degli anni 80. Il contenuto delle scatole fu ulteriormente ridotto sia come numero di pezzi che di modelli costruibili.

Bral cambio’ la codifica dei pezzi e, proseguendo in una logica gia’ iniziata con la terza serie, le scatole contenevano tipologie di pezzi non necessari alla costruzione dei modelli presenti nel libretto.

 

Le scatole fino alla 5, composte da un solo vassoio termoformato, continuarono ad essere in cartone.

 

La scatola 6 si trovava sia in legno che in cartone e conteneva tre vassoi in polistirolo mentre le scatole dalla 7 in su erano solo di legno, sempre con vassoi in polistirolo

 

 

 

 

La quinta serie usci probabilmente nei primi anni 90 ed il contenuto fu, se possibile, ulteriormente ridotto.

 

Vassoi in plastica termoformata per tutte le scatole; scatole di cartone sino alla numero 6 e cassette in legno dal 7 in poi; niente piu’ libretto fino alla 6, ma solo una brochure con una decina di modelli e dalla 7 libretti piuttosto scarni.

 

Qualche tempo dopo Bral produsse una serie di scatole dal contenuto identico a quello delle scatole “basse”, chiamandole pero’ “300”, “400”, “500” e “600”.

 

Insieme a queste scatole o poco dopo produsse anche le corrispondenti versioni motorizzate,  chiamandole “450”, “460”, “470” e “480”.  

 

Infine, qualche anno dopo le medesime scatole “motorizzate”  furono ribattezzate in Bral o Mekabral “2130”, “2131”, “2132” e “2133”

 

 

 

Insieme a quest’ultima serie Bral produsse anche scatole finalizzate alla costruzione di un singolo modello o comunque di pochi modelli, (un’auto, una moto, un furgone, un aereo…) che avevano quindi perso la loro funzione di stimolo alla inventiva dei ragazzi.

 

La produzione, dopo uno sfortunato tentativo di rilancio, cesso’ nel primo lustro del secondo millennio.